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David M. Turoldo – Perdonami se ora

«Et, usquedum non peccarent in conspectu Dei sui, erant cum ipsis bona, quia Deus odiens iniquitatem cum ipsis est.» (Liber Iudith, V, 17-18)

Perdonami se ora vien meno l’amore
d’un tempo, e tentazione mi assale
di sdegnato ripudio, Israele.
 
Un serpente giallo, – son certo, –
ti percorre le viscere, il serpe
di un odio che è solo tuo,
di come a te solo è dato odiare.
 
Orgoglio, non più
elezione divina fa
che tu sia
questo infelice Israele,
per prodigio sopravvissuto
al genocidio.
 
Ora di un genocidio tu
artefice,
con perversa passione e fame
– prima che di morte –
di umiliare fratelli, di te
in questa causa più degni.
 
Sono fratelli tuoi, soli,
senza aiuto di alcuno
senza che un solo paese li accolga.
Sono essi e non tu
il Servo nuovo di Jahvè:
il povero e nudo e forte
Cristo che si avvicenda nel patire del mondo.
 
Israeliani, non Israeliti
la gente vi chiama
segnati dalla colpa di Acab il ricco
e di Gezabele.
 
Qualcuno tra voi
anche i nomi loro voleva,
il rosario di quei nomi,
sussurrati appena con paura
dalle madri,
nomi che sono
la loro unica gloria.
 
Invece i tuoi soldati ora pare di scorgere
tutti con gli stessi occhi azzurri
che avevano i tuoi assassini…
(Di te, America, che dire?
come crederti ancora?)
 
Ma tu, feddayn,
pure se da Storia
mai nulla s’impara,
almeno tu non vendicarti.
 
Tu non odierai!
Mai più si ripeta
quanto i nostri occhi hanno visto,
mai più,
neppure per questo Israele:
i più antichi fratelli
per i quali il mondo intero ha pianto.
 
Sento che ancora dobbiamo lottare
per te e salvarti, Israele!

David Maria Turoldo, da Il Grande Male, A. Mondadori, Milano, 19871

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